LA PUOI CHIAMARE «arte povera» visto l'utilizzo dei materiali: pezzi di risulta del proprio lavoro di idraulico e «avanzi» meccanici, ma la ricchezza espressiva delle opere di Giampaolo Monsignori è così ricca che non c'è luogo, manifestazione, mostra dove non lasci il segno. L'artista umbertidese, idraulico prestato alla moderna scultura, ha ricevuto nei giorni scorsi il primo premio nell'ambito della seconda edizione di «Made in Umbria», sezioni «arti visive», organizzato dal Fuis (Associazione di categoria degli scrittori italiani), concorso d'arte e letteratura a caccia di opere di artisti umbri, tenutosi a Terni. Monsignori, giungendo primo assoluto tra 30 autori umbri e selezionatissimi, ha vinto con «Pietro», omaggio ad un uomo che, racconta l'autore - «non c'è più, ma nei miei ricordi di bambino girava con un Ape Piaggio a tre ruote. «Pietro» non è altro che la sua Ape, diventata intergalattica e che lo porta a spasso tra le stelle». E così Monsignori continua a crescere: da quella prima mostra tenutasi alla Rocca «L'arte illumina l'arte» che tanta sorpresa e critiche lusinghiere ha destato, ha inanellato una serie di inviti ad esposizioni e riconoscimenti. Tra questi una «collettiva» a Torre Strozzi (PG), un'altra a Pescara dal titolo «Archeologia della comunicazione» ed una importante esposizione a Bologna nell'ambito della rassegna «Arte a palazzo».
notizie tratte da La Nazione www.lanazione.it
Attenzione: tutti i campi sono obbligatori.