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Altre di Cronaca Si torna in aula dopo la pausa estiva, e' il giorno della requisitoria

La scure del Pm su Padre Graziano L'accusa pronta a chiedere trent'anni

di SALVATORE MANNINO  
ORA CHE ha varcato la soglia della «terza camera», il salotto televisivo più famoso d'Italia, quello di Bruno Vespa a Porta a Porta, Padre Graziano potrebbe trovare fin troppo angusto lo scenario della corte d'assise di provincia in cui stamani riprende il processo per Guerrina. Ma è lì che fin da oggi si andrà a delineare il suo futuro, davanti a otto giudici, di cui sei popolari, condizionati solo fino a un certo punto dall'audience di una platea della Tv. Già, perchè nel caso del presunto omicidio della casalinga di Ca' Raffaello e del frate più sospettato (e anche più paparazzato) d'Italia siamo quasi al redde rationem, ossia al primo atto nella volata finale del processo, la requisitoria del pubblico ministero Marco Dioni.
Non è ancora del tutto certo che sia il venerdì giusto: ci sono questioni tecniche che i giudici devono ancora risolvere, come le istanze per l'acquisizione dell'interrogatorio reso da Padre Graziano nel carcere di San Benedetto (da mettere a confronto con la testimonianza che ha chiuso a luglio la fase pre-vacanze) e delle fonoregistrazioni di quella giornata d'agosto (il frate dice che gli hanno fatto dire quello che non voleva, il Pm vuol dimostrare che non è vero), ma si presume che la corte abbia utilizzato la pausa estiva per chiarirsi le idee. Insomma, salvo imprevisti sempre possibili in aula, il presidente Silverio Tafuro dovrebbe dare a Dioni la parola per iniziare la ricapitolazione delle prove raccolte dall'accusa contro il sacerdote, che a Porta a Porta si presenta col suo volto più angelico: mai fatto sesso con donne in vita mia. Anche perchè la difesa (l'avvocato Riziero Angeletti che ha sostenuto la gran parte del peso, e il collega Francesco Zacheo) ha rinunciato a tutti i testimoni citati, riservandosi di giocare le sue carte nelle arringhe.
LE INDISCREZIONI dicono di un Pm che ha approfittato dei mesi estivi per mettere a punto il suo atto d'accusa con puntiglio e precisione. Per svilupparlo gli ci vorrà probabilmente un'udienza intera: o tutta la giornata oggi o uno spezzone da replicare al prossimo appuntamento nel caso Dioni dovesse cominciare a parlare solo nel pomeriggio. Inutile dire che l'attesa è sì per le argomentazioni con le quali chiederà la condanna (quelle però sono già desumibili dall'andamento del processo) ma anche e soprattutto per la pena che verrà proposta al termine della requisitoria.
Teoricamente, l'omicidio volontario aggravato dai futili motivi è un reato da ergastolo, ma ben difficilmente la parola più drammatica del codice penale risuonerà nell'aula della corte d'assise. Molto più probabile che la pubblica accusa si fermi sotto, probabilmente a trent'anni: la somma della pena prevista per l'omicidio (da 21 a 24) con l'aggravante che vale fino a un terzo in più.
QUANTO agli indizi, o prove che si voglia chiamarle, Dioni non potrà fare a meno di richiamare le tracce telefoniche che si aggrovigliano contro Padre Graziano: dopo la scomparsa, ovunque il cellulare di Guerrina si riaccenda, nei pressi c'è anche quello del frate, sia pure a distanza di qualche minuto o di qualche decina di minuti. Per l'accusa è la conferma che il telefono di lei è stato per tre mesi almeno, fino a luglio, nelle mani di lui che poi l'ha fatto sparire. E come poteva averlo se con la scomparsa della casalinga non c'entra? C'è poi il giallo dello Zio Francesco, col quale il sacerdote giustifica la telefonata al prete nigeriano che apparentemente lo inchioda al possesso del cellulare di lei. Nessuno l'ha mai visto, nessuno ne hai mai sentito parlare, le descrizioni che ne fa Padre Graziano non sono nettissime. Più tutti gli indizi minori: legna per il falò del Pm. Ce l'ha la difesa abbastanza acqua per spegnere l'incendio?
notizie tratte da La Nazione www.lanazione.it

 

 

Inserita il : 30-09-2016 da wineuropa

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