Deruta
CHILI, centimetri, esperienza. Ovvero quel che il Deruta non ha e che viceversa nel Città di Castello abbonda. Quel che, più di ogni altra cosa, fa la differenza al Comunale in favore dei tifernati. Chissà come sarebbe andata se il Deruta avesse avuto un paio di ragazzotti di un metro e novanta da opporre al Città di Castello, capace di imporsi con due gol figli dello strapotere fisico e non tecnico. Porricelli, uno che di esuberanza e potenza fa il suo biglietto da visita, gode nell'essere marcato dal pur tignoso Annibaldi, che gli arriva però sì e no al mento. Non a caso il centravanti biancorosso, grande ex, tocca tre palloni nel primo quarto d'ora e li trasforma in tre occasioni: un tocco fuori di un soffio, un tiro in mischia deviato sul palo esterno da Magrini, la meravigliosa girata al volo su cross di Missaglia che vale l'1-0.
SEMBRA l'inizio di un massacro, invece il super Città di Castello dura appunto un quarto d'ora. Poi è solo Deruta. Il 3-5-2 di Testini premia la corsa degli esterni Stoppini e Mariani, il dinamismo di Pirchi, l'anarchia di Lepri. Manca un finalizzatore, che non può essere ancora Carpinelli, con la squadra derutese da una manciata di giorni e indietro di condizione. Senza centravanti, il Deruta va in guerra con le armi che ha, rapidità e brillantezza, che pure si dimostrano efficaci e vengono premiate al 38' dall'1-1 di Pirchi. Sulla bilancia, alla fine, pesa di più il fisico; quello di Antonelli, per la precisione, che dopo un primo tempo anonimo trova l'inzuccata del 2-1 a inizio ripresa su corner di Ventanni che si rivelerà decisiva nonostante gli sforzi di un Deruta mai domo che in un paio di circostanze va a sbattere sui guantoni di Ciccarelli. I limiti del Città di Castello sono più caratteriali che tecnici: assomiglia a un maestoso gattone da divano, non una bestia che graffia col sangue agli occhi. In un'Eccellenza soft può bastare, in un'Eccellenza da battaglia forse no.
Luca Vagnetti
notizie tratte da La Nazione