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Cronaca I controlli? Chi sbarca RACCONTA CIO' CHE VUOLE

INTERVISTA IL POLIZIOTTO IN PRIMA LINEA: IMPOSSIBILE RICONOSCERE I CRIMINALI

ROMA
«LE CERTEZZE del ministro Alfano ci lasciano perplessi. Come si può escludere che i terroristi arrivino in Europa sui barconi? In un quadro di migrazione epocale come questo?».
Parla per esperienza Beppe Coco, 26 anni in polizia, segretario provinciale del Sap, operativo al servizio di contrasto della criminalità e ai servizi di identificazione degli scafisti. A Catania. Come a dire nell'epicentro della crisi, perché lui i migranti sui barconi li vede da vicino. E spiega.
«Non è facile distinguere quando queste persone arrivano affamate, infreddolite, spaventate. Bambini, donne, ragazzi. Il cuore ti spinge ad accoglierli, ma devi anche capire, in mezzo a tutti, chi sono i cattivi, devi stare attento alle misure di sicurezza anche sanitarie».
Come avvengono le operazioni nella pratica?
«C'è una prima intervista all'arrivo. Chiediamo come si chiamano, da dove vengono. Loro possono dirci quello che vogliono, anche generalità inventate. A ognuno viene assegnato un numero».
Manca un'identificazione certa.
«Che si può ottenere solo con le impronte digitali. È la seconda fase. Però l'immigrato non è obbligato a farsi prendere le impronte e noi non possiamo costringerlo. Non abbiamo strumenti per sapere, sul serio, chi hai davanti».
Poi vengono trasferiti.
«Nei Cara o nelle altre strutture in attesa di essere smistati nelle diverse regioni. E qui scappare non è difficile».
Mi sta dicendo che, in pratica, può entrare chiunque e garanzie non ce ne sono?
«Il rischio c'è. Le faccio l'esempio dei siriani. La convenzione di Dublino prevede che la richiesta di asilo politico si possa presentare in un unico Stato. Per questo loro, in Italia, non vogliono farsi riconoscere. Puntano ad andare in Germania dove c'è una grande comunità e hanno i familiari. Qui non danno le vere generalità e non si fanno prendere le impronte».
Ma chi non si presta al riconoscimento dattiloscopico non subisce nulla?
«Si prende una denuncia a piede libero e capisce... Denunci una persona di cui non conosci neanche il nome...».
Capisco.
«Lo stesso sistema può essere utilizzato da chiunque, dai criminali, ma anche dai terroristi».
Tutto questo vi scoraggia?
«Ci preoccupa. E poi ci deve aggiungere che il dolore della maggioranza di queste persone è tangibile. Non si può restare indifferenti. E siamo pochi, troppo pochi. Soprattutto adesso con l'Expo».
Silvia Mastrantonio
notizie tratte da La Nazione www.lanazione.it

Inserita il : 22-05-2015 da wineuropa

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