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Cronaca Arezzo, una testimone: Le ho viste scappare dopo l'impatto

Mamma e figlia uccise dal pirata. Nella minicar anche due donne

Alberto Pierini
Sergio Rossi
AREZZO

«NON PROVO rabbia verso chi le ha ammazzate, non provo nulla, solo un dolore insostenibile». Parla Luca Fiacchini, 49 anni, operaio orafo in una delle tante fabbriche di cui è ricca la città. È il padre di Letizia, 11 anni, e il compagno di Barbara: morte entrambe, travolte dalla minicar guidata da un romeno ubriaco. Scuote la testa, «ora vado a sfogarmi al cimitero dove riposa mio padre». È un uomo mite, sensibile, «la nascita di Letizia era stata un miracolo», sussurra. Delle polemiche non gli importa: «Non mi interessa quel che dice la politica e nulla ho da dire sull'omicidio stradale, tanto la mia bambina non me la ridà nessuno». Il romeno è in manette, «il minimo che poteva succedere, lo condanneranno, però per me cosa cambia?».

LETIZIA, «dolce e gioiosa, una bimba straordinaria in una famiglia straordinaria - ricorda il prete polacco (come Barbara) della chiesa dell'Orciolaia dove verranno celebrati i funerali -, «Luca mi ha già chiamato, ho cercato di confortarlo». Letizia e Barbara, la mamma: 51 anni, arrivata in Italia dalla Polonia dove in estate sarebbe andata con la figlia a trovare lo zio. A ricordarle ora restano mazzi di fiori sul marciapiede dove la minicar si è rovesciata travolgendole e dove babbo Luca ha vagato inconsolabile ieri mattina. La bimba era andata a una festa di compleanno e stava tornando a casa con la madre nella livida serata di San Leo.
Serata di morte e di polemiche, di un padre che non si dà pace e di un giallo ancora da chiarire: quanti erano nella minicar? Davvero quattro, come sostiene una testimone o due come risulta alla polizia municipale, che in serata ribadisce senza esitazioni la sua ricostruzione? Serata di una tragedia che conta due persone morte e un romeno in carcere, Alexe Danut, 40 anni, sposato e a sua volta padre di una bimba della stessa età di Letizia.
Correvano voci su di lui nell'immediatezza dell'incidente, ma la polizia municipale è chiara: non aveva avuto ritiri di patente e i suoi documenti sono in regola. Incensurato, Danut. E ubriaco la sera dell'investimento. Aveva bevuto birra e vino in una grigliata con gli amici. Con lui c'era sicuramente un connazionale, coetaneo, interrogato dalla municipale e sottratto alla furia della gente radunatasi in via Bellini, teatro dell'incidente.

DUE soltanto nella minicar? La testimonianza al vaglio degli inquirenti è quella di una signora residente in una casa vicina. Dice di essersi affacciata e di aver chiesto cosa stesse succedendo. Niente, sarebbe stata la risposta. Ma alla sua replica «vedo due persone per terra», avrebbe visto scappare due donne. Non arrivano conferme, anzi le dimensioni dell'auto sembrerebbero far pensare esattamente il contrario, ma la signora sarà presto ascoltata dai vigili urbani. Arrivano invece puntuali descrizioni dell'atteggiamento irriguardoso tenuto da Danut nei confronti dei vigili stessi. Fumando come nulla fosse, si è rivolto loro dicendo che tanto non lo potevano toccare, non potevano fargli nulla. Arrogante e strafottente. Effetto dei fumi dell'alcol? Può darsi perché al mattino dopo, dal carcere dove è recluso, ha detto in lacrime al suo avvocato: «Non so cosa sia successo, mi sono ritrovato dentro l'auto cappottata».
Dalla procura sono partite le richieste di convalida del fermo e di ordinanza di custodia cautelare. Il gip ha tempo fino a giovedì per decidere: 15 anni la pena massima prevista dal Codice.
notizie tratte da La Nazione www.lanazione.it

 

Inserita il : 02-02-2016 da wineuropa

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