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Attualità Accusati di ben 10 furti messi a segno in estate: da 4 a 5 anni di galera

Colpi nei distributori, gang stangata Tripla condanna per gli albanesi

di GAIA PAPI - ACCUSATI di qualcosa come dieci furti: quattro ad Arezzo nelle aree di servizio, tre a Monterchi, in un'altra area di servizio e in due case, una a Sansepolcro e una ad Anghiari. E' arrivata la sentenza per una delle bande che piu' hanno agitato i sonni in mezza provincia. E' quella composta da tre albanesi, artefici di una lunga serie di colpi messi a segno la scorsa estate, per cui ora e' arrivata la stangata. Quattro e cinque anni e 4 mesi per i due assistiti dall'avvocato Alessandro Mori, rispettivamente Genci Drita incensurato e Mucejiani Arzen. Cinque anni e 20 giorni invece per Kuti Ingrit difeso da un avvocato riminese. 

I fatti, ai quali ieri e' stata messa la parola fine, risalgono all'agosto scorso.

IL VASO DI PANDORA venne spalancato con il tentato furto del primo settembre alla "Piccini Carburanti" di Sansepolcro, al termine del quale furono presi i due albanesi di 37 e 38 anni, (solo il capo riusci' a scappare verso Bellaria, dove stava progettando il ritorno in Albania). I due albanesi furono arrestati in flagranza, addirittura con ancora il piede di porco in mano nell'area di servizio. La procura chiese per loro la custodia cautelare in carcere ma il magistrato dispose il semplice divieto di dimora nei comuni di Arezzo e Sansepolcro. 

Ma i carabinieri di Sansepolcro in una mattinata raccolsero le prove sugli altri blitz messi a segno dalla banda, grazie alle denunce di tutti i gestori depredati. Tra i colpi riusciti e quelli tentati c'e' anche quello al bar Giallo Verde a Le Ville di Monterchi. 

Le prove erano schiaccianti. E' bastato un colpo di telefono d'intesa con il Pm Julia Maggiore a decidere per il loro fermo. Per i due nemmeno il tempo di uscire dalla caserma che si sono ritrovati di nuovo in arresto. 

POCHI GIORNI dopo venne preso anche il terzo componente della banda, forse il suo cuore, Kuti Ingrit. Venne preso a Bellaria-Igea Marina dove tutto inizio', poco dopo Ferragosto, con il furto della Polo adoperata per i colpi. Ingrit era il capo della banda, almeno secondo quanto lasciano intuire le immagini riprese dalle telecamere. Era lui che compiva materialmente i blitz. Nelle immagini lo si vede in piedi o che gattona nei pressi dei banconi, con una specie di bandana a nascondergli il volto. E due fasce sui bracci per coprire i tatuaggi che avrebbero reso senz'altro piu' facile la sua identificazione. Il venticinquenne, nonostante fosse il piu' giovane, si era guadagnato sul campo i gradi di quello che comanda. Ebbene, scavando si e' scoperto che lui in passato aveva abitato in Valdarno e che dunque conosceva gia' il territorio nel quale la sua gang ha poi scorazzato. A Bellaria si stava preparando a fuggire nel suo paese. Troppo tardi, le manette lo raggiunsero prima. 

Ieri l'ultimo capitolo, quello a firma del Gip Borraccia, con una bella "mazzata" ai tre. L'avvocato Mori per i suoi due assistiti ricorrera' in appello.

Notizie tratte da La Nazione

Inserita il : 05-02-2016 da wineuropa

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