di CLAUDIO ROSELLI
IL LIVELLO di inquinamento in Valtiberina, a proposito di utilizzo di fitofarmaci, non desta (o non desterebbe, adoperando il condizionale) alcuna preoccupazione. È la conclusione scaturita da un incontro fra sindaci della Valtiberina, rappresentanti della Regione Toscana e funzionari di Asl e di Arpat, che hanno affrontato lo specifico argomento dei pesticidi. Ma siamo sicuri che sia davvero così? È l'interrogativo che si pone in sede di commento il Comitato a difesa della terra Valtiberina, che aggiunge: «E' una bella notizia, ma non capiamo quali siano stati i dati presentati in quell'incontro. E poi, sulle falde acquifere, si tratta degli stessi dati pubblicati sul sito dell'Arpat e relativi a punti di prelievo quasi sempre troppo distanti oppure in quota rispetto alle zone soggette ai trattamenti fitosanitari?».
IL PROBLEMA - a parere del comitato - non può considerarsi risolto se mancano riscontri oggettivi e soprattutto un monitoraggio mirato che, a quanto risulta, istituzioni e azienda sanitaria non avrebbero mai effettuato. Se è scientificamente riconosciuto che a incidere sui tumori siano per un 30% i fattori genetici e che quelli alimentari e ambientali si dividano il restante 70%, nello specifico della Valtiberina c'è l'alimentazione che esercita un peso elevato su scala nazionale anche con la casistica diminuita (vedi un consumo tendenzialmente eccessivo delle carni suine), ma un rapporto causa-effetto fra pesticidi e tumori non è ancora pervenuto al comitato, che magari vorrebbe avere in mano un resoconto dettagliato e attendibile, dal quale poter ricavare interessanti indicazioni. Della serie: delimitiamo quella zona, perché vi è una particolare concentrazione di coltivazioni che fanno uso di fitofarmaci e poi vediamo quanti casi di tumore correlato si sono registrati fra coloro che vi risiedono. «Perché nessun sindaco - si legge nella nota - si è ancora attivato per ottenere dati veramente significativi?».
notizie tratte da La Nazione www.lanazione.it