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Cronaca Chiamava mamma la compagna del padre Matteo

Un ragazzo timido e di poche parole Orfano della madre fin da piccolo

di FABRIZIO PALADINO
QUANDO i carabinieri di Sansepolcro sono entrati nell'abitazione di via Toscana, al terzo piano del civico 24 di San Giustino, Piter Polverini era ancora nella sua camera da letto. Sono le 7, da lì a poco il ventiquattrenne sarebbe partito per raggiungere il suo posto di lavoro ad Arezzo. Il comandante dei carabinieri di Sansepolcro, tenente Luigi Grella, gli si presenta difronte e per il ragazzo sembra quasi una liberazione. «Vi stavo aspettando - ha detto Piter - sapevo che prima o poi sareste arrivati... Lo so, voi carabinieri siete molto bravi...».
Lì ci sono il padre Matteo e la sua compagna Patrizia. Piter è orfano dall'età di 5 anni e la donna - originaria di Arezzo ma da tempo residente a San Giustino - per il giovane è stata a tutti gli effetti come una seconda mamma.
I genitori subito non comprendono cosa sta avvenendo: l'ufficiale dei carabinieri li mette al corrente del loro blitz. Entrambi sono ignari, sconvolti, con lo sguardo cercano risposte dal figlio. Il dramma familiare si sta consumando e di lì a poco, nella palazzina lungo la strada che da San Giustino porta verso Sansepolcro, torna la normalità; intorno alle 10, infatti, c'è un via vai di clienti della banca che si recano nella filiale, mentre dal terzo piano non si vede nessuno. Piter, da quella notte tra l'11 e il 12 luglio, non ha minimamente cambiato le sue abitudini. D'altra parte anche i vicini di casa lo conoscono poco: molto riservato, timido fin dall'infanzia, in realtà frequentava soprattutto il versante della vicina toscana, quindi Sansepolcro.
STUDENTE all'istituto «Cavallotti» di Città di Castello, poche amicizie coltivate nel tempo; la passione per il calcio (tifosissimo dell'Inter), da ragazzino ha giocato con le giovanili della Virtus San Giustino-Selci (nella squadra Tiberina); solo due stagioni nella categoria Giovanissimi, che gli sono servite soprattutto per stare con gli altri e superare anche lo choc di aver perso la mamma in tenerà età.
Il padre, pizzaiolo ed esperto in piccoli lavori, non perde mai di vista il «suo» Piter; lo segue a scuola, nelle sue partite di calcetto con gli amici. Poi Patrizia diventa come una seconda mamma per il ventiquattrenne. Il 4 maggio scorso è lui stesso che, su Facebook, fa sapere agli amici di aver preso lavoro nella sede aretina della Sisal Matchpoint; fino ad aprile era nello stesso settore ma a Città di Castello. Poi il trasferimento. Da qualche tempo pendolare, dunque, con la sua Fiat Punto.
UN RAGAZZO, quindi, come tanti altri. Che, però, non mostra - almeno difronte a chi lo conosce - di cambiare atteggiamento o evidenziare qualche suo malessere da quella notte trascorsa in compagnia di Katia Dell'Omarino. Nel tempo libero, come dicevamo, preferisce recarsi nella vicina Sansepolcro; qui ha qualche amico. Frequenta il bar «Santioni» alle Forche e «La Perla Nera» lungo viale Aggiunti dove intorno alla mezzanotte tra l'11 e il 12 luglio incontra Katia che aveva già conosciuto in passato.
E i commenti su Facebook sulla personalità di Piter non lasciano spazio ad altre interpretazioni. «Io ancora non ci credo che èstato lui... era un ragazzo davvero alla mano, piú buono del pane... scommetto che chiunque lo abbia saputo ne sia rimasto scioccato come me... proprio vero che le persone non sai mai quello che nascondono... povera Katia...». «Prevedibile che fosse uno che conosciamo tutti... ora i sentimenti si sovrappongono all'ira alla rabbia allo shock allo sgomento così come quel tragico giorno appresa la notizia tra paure timori e la triste realtà...».
notizie tratte da La Nazione www.lanazione.it

Inserita il : 17-09-2016 da wineuropa

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