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Cronaca Sentenza entro notte nel giorno che sarebbe del compleanno di lei

Padre Graziano, il giorno piu' lungo E' lui l'assassino? Tocca all'assise

di SALVATORE MANNINO
UN GIORNO così lungo Padre Graziano non l'ha mai vissuto. Forse, se è lui l'assassino, solo quel primo maggio 2014 in cui Guerrina Piscaglia, l'irrequieta casalinga di Ca' Raffaello di cui oggi sarebbe il compleanno, è scomparsa senza mai più dare tracce di sè. Uccisa secondo il Pm Marco Dioni, semplicemente sparita senza una spiegazione plausibile, secondo la difesa del frate più sospettato d'Italia. Bene, siamo al redde rationem, perchè è il giorno della sentenza e la corte d'assise è chiamata a dare una soluzione al mistero, in un senso o nell'altro: colpevole o innocente, non ci sono vie di mezzo.
Un lunedì ad alta tensione, insomma, in cui, come in tutti i gialli che si rispettino, la suspense crescerà col passare delle ore. Partenza lenta, con le repliche del Pm, degli avvocati di parte civile e dei difensori, poi la l'attesa estenuante della camera di consiglio, infine (probabilmente quando sarà già buio da un pezzo, quanto è impossibile prevederlo) il verdetto. Gli argomenti, peraltro, sono già tutti sul tavolo, da una parte e dall'altra, sciorinati nel corso di una requisitoria monstre (sette ore) e di una arringa difensiva persino più da record (otto ore dell'avvocato Riziero Angeletti più la comparsata breve breve del collega Francesco Zacheo).
A SOSTEGNO della colpevolezza di Padre Graziano c'è il cosiddetto Teorema Dioni, la ricostruzione dell'accusa basata sui tabulati telefonici, sul racconto dello stesso frate e (soprattutto) su alcuni sms, uno in particolare. Quello delle 17,26 del primo maggio della scomparsa, partito dal cellulare di Guerrina, e giunto a Padre Hilary Okeke, prete nigeriano sconosciuto a tutti i protagonisti del caso (in specie alla presunta vittima) se non al viceparroco congolese che ci aveva stretto amicizia a Perugia: «Sono fuggita con il mio amorozo marochino, non ne potevo più di Mirco (il marito Ndr), tornerò a prendere Lorenzo (il figlio Ndr)». Bene, secondo l'accusa, queste poche parole sono la firma sul delitto. Perchè avrebbero dovuto raggiungere la catechista del paese, Giuseppina Mazzoni, e invece, per una banalissima riga saltata, hanno finito per trasformarsi non solo nella prova che il telefonino era finito nelle mani di Padre Graziano, ma anche che lui stava depistando eventuali ricerche. In più Dioni ci aggiunge gli errori di ortografia tipici di un francofono come il frate, i tabulati telefonici, che dimostrano come il cellulare di lei si riaccenda sempre quando in prossimità, sia pure a distanza di qualche minuto, c'è anche quello di lui, e la figura di di Zio Francesco. Il fantasma che Padre Graziano evoca a partire dal 5 settembre 2014 in cui viene indagato come la spiegazione del messaggio a Padre Hilary. «Mi ha chiesto aiuto per conto di Guerrina in fuga con lui e io per errore gli ho dato il numero del prete». Ma Zio Francesco non lo ha mai visto nessuno, il frate è l'unico a parlarne. Per il Pm è la controfirma sull'omicidio.
UN DELITTO che invece, secondo la difesa, non c'è mai stato: potrebbe trattarsi anche di un allontanamento volontario o di un suicidio. E se c'è stato, spiega Angeletti, non c'è prova che lo abbia commesso il frate. L'elemento forte di questo scenario alternativo è la mancanza del cadavere. Guerrina, da viva e da morta, la hanno cercata dappertutto, ma senza esito. Ci si sono messi di mezzo persino i sensitivi, ma questo fa parte del colore che (purtroppo) si accompagna ad ogni mistero.
L'altro pilastro della difesa sono i testimoni, in particolare il testimone, che in apparenza smentiscono la finestra del delitto ipotizzata dal'accusa: dalle 13,46 dell'ultimo sms di lui a lei («Vieni la porta è aperta») alle 14,20 in cui Padre Graziano telefona a Mirco che doveva accompagnarlo al funerale di Presciano di Sestino. Il signor Settimio, invece, dice di aver visto Guerrina viva alle 14,15, sul bordo della strada marecchiese. Così fosse, salterebbe tutto, perchè in cinque minuti è impossibile uccidere e occultare il cadavere. Il gioco di prestigio di Angeletti, tuttavia, è appeso alla credibilità del teste. E quest'ultimo, come oggi non mancherà di ripetere Dioni, si è sbagliato di sicuro nel dire come la casalinga era vestita: non con una gonna a fiori ma con un vestito beige. Ecco, la sorte del frate è appesa a questi dettagli. Ma da stasera, comunque vada, lui si spoglierà dei panni del più sospettato d'Italia. Basta dubbi. O colpevole o innocente.
notizie tratte da La Nazione www.lanazione.it

Inserita il : 24-10-2016 da wineuropa

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