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Altre di Cronaca Deve uscire dal carcere, pero' nessuna struttura puo' accoglierlo

E’ incapace di intendere: assolto Ma per ora Bigotti sta in Psichiatria

L'EPILOGO è stato l'assoluzione. Quello che però nessuno si aspetterebbe in uno Stato civile è che, una persona arrestata per l'omicidio della madre, non imputabile per una «grave condizione psicopatologica», non trovi collocamento in una struttura adeguata, come previsto per legge. E invece, è esattamente quanto accaduto ieri al processo a Federico Bigotti, il giovane tifernate che, alla fine dello scorso anno, aveva ucciso a coltellate la madre, Anna Maria Cenciarini.
FEDERICO, esaminato da più esperti, è stato dichiarato «incapace» e per questo, con ordinanza del luglio scorso, era stata applicata la misura di sicurezza di ricovero in una Rems. A quattro mesi di distanza però, Bigotti continuava ad essere detenuto in carcere e questo perché in nessuna Rems d'Italia c'era posto per lui. Messo al corrente della situazione, il giudice Valerio D'Andria, il 12 ottobre scorso ha emesso una nuova ordinanza in cui disponeva il trasferimento del ragazzo in un ospedale psichiatrico giudiziario, anche se al momento permane in queste strutture solo chi era già stato ricoverato prima della soppressione degli stessi e, comunque, in attesa di trasferimento nelle Rems. Ma il Dap ha dato risposta negativa. Dieci giorni fa allora, ben sapendo che ieri, al termine del processo, il gup non avrebbe potuto fare altro che assolverlo e rimetterlo in libertà in assenza di una struttura disponibile ad accoglierlo, ha preso carta e penna e ha scritto al ministero della Giustizia, sperando che arrivasse una qualche indicazione in tempo utile. Invece nulla. Il destino di Federico, momentaneamente è stato preso in mano da quelle che suo padre Antonio ha definito «persone di buona volontà». Ovvero il giudice e i suoi avvocati, Francesco Areni e Vincenzo Bochicchio, che si sono adoperati per trovare un ricovero al loro assistito ed evitare che, in presenza di una simile diagnosi psichiatrica, caratterizzata anche da «elevata pericolosità sociale», tornasse in libertà.
LA SOLUZIONE, alla fine, è stata il ricovero presso il Servizio psichiatrico dell'ospedale di Perugia e la presa in carico da parte del Centro di Salute mentale. Ma è una soluzione tampone. Perché lui dovrebbe stare in una Rems per i prossimi dieci anni. «E' una vergogna che lo Stato non riesca a tutelare i suoi cittadini» ha detto sconsolato il fratello dell'imputato. Da parte dei legali, è stata espressa «ampia soddisfazione» per la sentenza di assoluzione.«Resta lo sgomento - sottolineano - per la situazione che si è venuta a creare a causa della indisponibilità di posti nelle Rems. Crediamo che sulla questione debba assolutamente intervenire il Governo nazionale per porre rimedio e per evitare che persone dichiarate socialmente pericolose possano essere rimesse in libertà senza alcuna restrizione e senza cure idonee».
Francesca Marruco
notizie tratte da La Nazione www.lanazione.it

Inserita il : 12-11-2016 da wineuropa

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