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Politica SANSEPOLCRO L'IMPEGNO DELL'AMMINISTRAZIONE BITURGENSE E QUELLO DELL'UNIONE DEI COMUNI. A GENNAIO LA POSSIBILE SVOLTA

Giudice di pace nella vallata: Spiragli per mantenere il servizio

SI RIAPRE uno spiraglio per il Giudice di Pace a Sansepolcro? Pare proprio di sì, anche per la disponibilità dimostrata in tal senso dal sindaco biturgense Mauro Cornioli. Ripristinare l'ufficio in Valtiberina significherebbe poter contare su una figura come quella del «vecchio» pretore con competenze maggiori (e con estensione anche a qualche aspetto della materia penale, oltre che civile) e insieme veder di nuovo la volontaria giurisdizione. Lo stesso Alberto Santucci sarebbe pronto a tornare sui propri passi: come noto, il presidente dell'Unione dei Comuni aveva parlato della rinuncia al Giudice di Pace come addirittura di una «cosa fatta bene» e della cui scelta si sarebbe assunto la piena responsabilità politica. Affermazioni pesantemente criticate dal Partito Democratico biturgense e dal sindaco di Anghiari, Riccardo La Ferla, che non aveva esitato nel dire la sua.
E ANCHE da parte dell'Associazione Avvocati della Valtiberina, con in testa la presidente Tiziana Leandri, le rimostranze non avevano tardato nel farsi sentire, dal momento che il mancato raggiungimento dell'obiettivo - per il quale anche la precedente amministrazione comunale si era fattivamente impegnata - sarebbe stato determinato dal «no», a questo punto inatteso, della municipalità di Anghiari (ora guidata da Alessandro Polcri) a garantire il passaggio di un proprio dipendente, per il fatto di avere già un organico ridotto. Così almeno risulta. Di conseguenza, anche Sansepolcro aveva finito con il tenere una posizione più rigida. Come noto, per il funzionamento dell'ufficio occorre un minimo di due dipendenti: Sansepolcro aveva già garantito il suo e - qualora vi fossero problemi per quello di Anghiari - vi sarebbe comunque la possibilità di «pescare» il secondo da un altro ente; per esempio, la stessa Unione, all'interno della quale sembra che vi sia la disponibilità. Si tratta soltanto di formare la persona in questione per le nuove mansioni da svolgere. Le voci che circolano danno quasi per certo questo dietrofront e quindi la volontà di riportare il Giudice di Pace; nel caso, la mossa numero uno diverrebbe adesso quella di bloccare per strada la delibera di rinuncia già inviata a Roma nella sede del Ministero di Grazia e Giustizia. Se l'ufficio non dovesse riaprire il 2 gennaio, nessun treno sarebbe comunque perso: si andrebbe verso un posticipo di data, ma con le possibilità ancora tutte in piedi.
notizie tratte da La Nazione www.lanazione.it

Inserita il : 22-11-2016 da wineuropa

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