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Cronaca Morto nel bosco, i ragazzi portano il feretro. Mille al funerale, i ricordi

Addio Gabriele, rimarrai con noi. Gli amici si caricano la bara a spalla

di CLAUDIO ROSELLI
- CAPRESE MICHELANGELO -
UN SILENZIO composto, persino surreale, interrotto solo dalle deboli folate di vento di una domenica che di grigio aveva anche il cielo. È successo prima, durante e dopo la cerimonia funebre, con una sola eccezione: il fragoroso applauso degli oltre mille presenti all'uscita del feretro. Così Caprese ha tributato l'ultimo saluto a Gabriele Casi, il ventenne operaio ucciso venerdì dalla violenta caduta dell'abete bianco che stava tagliando assieme al padre, Sauro, un uomo distrutto alla pari della mamma Lauretta, della sorella Cristiana, del fratello Lorenzo e della fidanzata Chiara. I compaesani per un giorno hanno bloccato tutto, compresa la partita di calcio fra Capresana e Palazzo del Pero, per partecipare all'immenso dolore di una giovane vita che si è spezzata sul luogo di lavoro. La chiesa di San Cristoforo a Caroni - la frazione attaccata a quella di Manzi, dove Gabriele abitava - si è rivelata troppo piccola per contenere l'enorme folla e allora chi è rimasto sul piazzale ha potuto ascoltare laMessa attraverso gli altoparlanti. «Resterai sempre nei nostri cuori»: la scritta a grandi caratteri in un drappo era stata opera degli amici, che all'esterno avevano allestito anche un pannello fotografico con Gabriele ritratto nei momenti felici della sua brevissima esistenza. Nessuna lettera di ricordo letta in chiesa, ma soltanto le parole del parroco, don Enzo Bigiarini, che ha evidenziato un particolare: la telefonata ricevuta venerdì da Riccardo Fontana, arcivescovo di Arezzo, che gli ha chiesto di pregare e di stare accanto alla famiglia. E un altro Fontana, il sindaco Paolo, era in prima fila ad assistere al rito assieme ai carabinieri della Stazione. «Mi ricordo il giorno della prima comunione di Gabriele - ha aggiunto Don Enzo - e i pensai subito quanto fosse bello fare il parroco per stare vicino ai giovani»: è stato questo l'altro passo saliente di un'omelia nella quale il sacerdote ha evitato di scendere nei particolari, mentre il gesto sotto certi aspetti più significativo è stato quello degli amici di Gabriele, che hanno chiesto di poter portare a spalla la bara. Richiesta subito accolta: erano da poco passate le 16 quando un lungo serpentone di gente si è formato in direzione del cimitero, distante poche centinaia di metri, e ancora in religioso silenzio. Rispetto verso il ragazzo ma anche l'invito a riflettere su come la vita ti porti via tutto quando meno te lo aspetti. Perché in questa maniera è andata a finire l'altra mattina lassù, alla Casetta della Guardia.
notizie tratte da La Nazione www.lanazione.it

Inserita il : 20-03-2017 da wineuropa

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