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Altre notizie Il religioso 'accusa' anche i 'cattivi maestri' che parlano al popolo

Il vescovo Ceccobelli e la moschea ‘La gente teme cio' che non conosce’

di ERIKA PONTINI

- PERUGIA -
«SICURAMENTE gli eventi drammatici che si succedono da qualche tempo in Europa non favoriscono l'integrazione. Ma anche alcune forze politiche cavalcano l'onda a scopi elettorali, non possiamo negarlo: spesso dipende da chi parla al popolo. I ‘cattivi maestri' ci sono sempre e noi dobbiamo aiutare la gente a integrarsi e a vivere le relazioni umane fondamentali sulla base di fraternità e solidarietà, al di là del credo religioso».
Monsignor Mario Ceccobelli, è il 76enne vescovo di Gubbio. Da 13 anni guida la Diocesi su cui ricade una parte del territorio di Umbertide. Proprio quello della costruneda moschea e dell'attuale centro culturale religioso al centro delle polemiche. Il nord è ‘appalto' della Diocesi di Città di Castello, il sud di Umbertide terra di monsignor Gualtiero Bassetti. Ceccobelli lo conoscono tutti con uomo buono, un uomo pratico. Lei che sensazione ha rispetto alle polemiche? Cosa pensa la comunità locale rispetto a questa problematica....
«La comunità locale qualche volta è manovrata ed è difficile dire come la pensa. Sono i capi spesso che orientano le opinioni...».
Ma forse i cittadini avvertono anche ansie e disagi dovuti all'attuale situazione internazionale. Gli attentati terroristici sono ad un passo da noi...
«Direi che avvertono preoccupazione... come sempre accade quando non si conoscono le cose e le persone si trovano dinanzi alle incognite: non si sa cosa avverrà, quali sono gli sviluppi di questa iniziativa (la costruzione del nuovo centro culturale, ndr) che vedono così grande».
E cosa bisognerebbe fare?
«Un'informazione più chiara e precisa sarebbe una cosa buona perché non si puo negare a persone che hanno la loro religione un luogo dove vivere la propria fede. E' un diritto innegabile e gli amministratori devono tenerne conto. Ripeto: l'informazione è l'unico modo per togliere le paure alla gente».
Lei ha avuto modo di incontrare i rappresentanti musulmani di Umbertide?
«Personalmente no, ma don Stefano ha molti contatti. Cerchiamo di mantenere rapporti anche se il mondo musulmano è vasto, variegato. Difficile fare delle valutazioni, noi conosciamo le persone che sono attualmente qui ma spesso cambiando le persone... cambiano le situazioni».
C'è reale integrazione a suo avviso?
«Sì, assolutamente anche attraverso la Caritas parrocchiale del Cristo Risorto. Pensi che qualche signora musulmana si è resa disponibile di accogliere i bisognosi. C'è una bella collaborazione e stima reciproca».
Cosa fare per allentare le tensioni?
«Ne ho parlato anche in qualche omelia e ho invitato tutti all'integrazione che a Umbertide c'è sempre stata. E' una cittadina vivace. Le vie di comunicazione come la ferrovia, la E 45 e il Tevere hanno reso la gente più aperta e disponibile. Sono abituati agli extracomunitari da quando c'era la coltivazione del tabacco. E' un ambiente dove l'integrazione è più facile».
notizia tratta da La Nazione www.lanazione.it

 

Inserita il : 28-06-2017 da wineuropa

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