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Eventi Locali Il 'Tutino' a Cocco, ucciso nella guerra d'Indocina

Lo studente che vide l'orrore Antonio, lettere dall'inferno

PIEVE SANTO STEFANO (Arezzo) C'È UN ALTRO nome nella galleria dei senza storia travolti dalla Grande Storia. È quello di Antonio Cocco, morto a vent'anni (era il 1954) nella battaglia di Dien Bien Phu, autore di "Ridotta Isabelle", l'epistolario che è il vincitore dell'edizione 2017 al Premio dei Diari di Pieve Santo Stefano, il più singolare degli eventi nella stagione culturale estiva, l'unico in cui il successo tocchi a uno scrittore per caso e non a un letterato. La sua è un' avventura tragica che ha stregato la giuria di qualità (ricca di grandi nomi), dopo aver superato a luglio lo sbarramento della prima selezione, quello dei giurati popolari, in sostanza gli abitanti del paese famoso perché ci nacque Amintore Fanfani, ma da trentatrè anni noto soprattutto come la Città dei Diari, titolo rivendicato persino nei cartelli stradali. COCCO, nato a Padova ma veneziano di adozione, era uno studente dell'ultimo anno di ragioneria quando nel 1952, a 18 anni, scappò di casa per non confessare un brutto voto. Espatriato in Francia, fu poi posto dinanzi a un'alternativa brutale: l'arresto e il rimpatrio forzoso o l'arruolamento nella Legione Straniera, che lo portò dritto dritto fino all'ultima delle guerre coloniali, quella d'Indocina fra i francesi e vietminh (antenati dei vietcong) del generale Giap e all'ultima delle battaglie in difesa delle colonie, quella di Dien Bien Phu, appunto. La Ridotta Isabelle che dà il titolo all'epistolario, fu l'ultima delle posizioni francesi a cadere nelle mani dei vietminh, i mille soldati della Legione Straniera gli ultimi a cercare di rompere l'accerchiamento. Furono tutti sterminati tra il 6 e il 7 maggio 1953, Cocco era uno di loro. E' lui il personaggio narrante di questa epopea, attraverso le lettere inviate alla famiglia e in particolare al padre. Una delle ultime è quella del 14 marzo, una sorta di cronaca dall'inferno: «Carissimo papà. Ultime notizie... e posso dirti che non sono troppo belle. Continuano piovere colpi di mortai 81 e cannone 75 e 105 da tutte le parti del nostro posto, tutta la notte in allerta, in vari punti i Viet hanno cercato di far saltare il filo spinato. Naturalmente i feriti sono molti e pure i morti cominciano ad aumentare...».. Eppure Antonio è ancora convinto di farcela: «Me la caverò anche questa volta ne sono certo pur ammettendo che se Dio non avrà misericordia di noi, sarà un vero massacro». Dien Bien Phu è un carnaio nel quale l'ex studentello viene proiettato. Lui si è subito pentito della fuga e della Legione, vorrebbe tornare a casa. Anche la famiglia muove mari e monti- Nulla da fare: la Francia impegnata nella guerra coloniale non molla la sua carne da cannone. Ecco la lettera di Antonio che nel 1952 parte per il fronte: «Carissimi, domani parto per l'Indocina e sono in tale stato che non so cosa scrivere... Vi ringrazio ancora con tutto il cuore e vi chiedo ancora perdono». UN PICCOLO eroe riluttante che ha commosso chiunque abbia letto l'epistolario: era il favorito fin dalla vigilia. La giura ha confermato i pronostici ed ha aggiunto il nome di Cocco nell'elenco dei vincitori del premio voluto da quella singolare figura di giornalista che fu Saverio Tutino e ora a lui intitolato. Gente comune che ha affidato confessioni, speranze, paure ai diari poi inviati a Pieve, dove sono conservati in un grande Archivio diaristico nazionale che è una fonte preziosa per gli storici e chiunque voglia capire un'epoca. Alcuni di questi scrittori per caso sono diventati autentici fenomeni letterari, due su tutti. Clelia Marchi, la contadina mantovana, che raccontò la cronaca della sua vita su un lenzuolo ora conservato nel museo del Diario: 185 righe infinite capaci di stregare l'editore Luca Formenton, che fece pubblicare "Gnanca una busia" dalla Fondazione Mondadori. E poi Vincenzo Rabito, siciliano semianalfabeta, dalla scrittura senza punteggiatura (solo un punto e virgola al termine di ogni riga) ma di potenza espressiva tale da convincere Einaudi a ricavarne un libro, "Terra Matta". L'ultimo vincitore, nel 2016, Ivano Cipriani, con «Balilla blues», storia di un'educazione durante il fascismo. Saranno pure scrittori per caso, lontani dai vincitori di Strega e Campiello, ma hanno tanto da dire e sanno anche dirlo. È la magia (che continua) di Pieve e dei suoi Diari.
notizia tratta da La Nazione www.lanazione.it

Inserita il : 18-09-2017 da wineuropa

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