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Altre notizie Inchiesta choc sui lavori a Finale Emilia, il paese devastato nel 2012

Scuole rifatte con cemento friabile. Ricostruzione post sisma, 16 indagati

Francesco Vecchi  
FINALE EMILIA (Modena)  
CEMENTO ‘depotenziato', lo chiamano così. Vuol dire, in parole povere, materiale al risparmio, meno resistente di quanto la legge preveda per ragioni di sicurezza. La procura di Modena ritiene che sia stato utilizzato a Finale Emilia nel costruire le nuove scuole medie Cesare Frassoni' lungo quel viale della Rinascita chiamato così a simboleggiare, e ospitare, la ricostruzione post sisma, frutto anche di ingenti donazioni (proprio il caso delle Frassoni insegna).

FINALE è il comune di oltre 15mila anime che nel 2012 il terremoto della Bassa ha letteralmente devastato: la Torre dei Modenesi spezzata in due e il suo orologio a metà sono diventati simbolo delle scosse di quattro anni fa. Ieri mattina gli uomini della mobile di Modena, guidata da Enrico Tassi, sono piombati nelle sedi della AeC e della Betonrossi. Azienda aggiudicatrice, la prima, dell'appalto da cinque milioni di euro, fornitrice di calcestruzzo invece la seconda.
Sedici gli indagati per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato. Gli inquirenti seguendo la parola ‘cubetto' all'inizio credevano di poter raggiungere un giro di droga, hanno poi scoperto che la questione era ben più delicata. Le nuove scuole pubbliche, inaugurate un mese fa ma ancora vuote per cavilli burocratici, sono forse state costruite con materiale scadente, inadatto, pericoloso. Il pm Claudia Ferretti vuole capire se davvero è stata ‘fatta la cresta' sul cemento utilizzato, mettendo a rischio l'incolumità dei futuri studenti. C'è poco da girarci intorno: questo si ipotizza. Soltanto le perizie potranno chiarirlo.

SCENARI sinistri che ricordano il seguito giudiziario di altri terremoti italiani. Non è peraltro la prima volta che succede nella Bassa post sisma. Anzi. E qui il territorio finalese ha un ruolo preponderante. Nel 2014 la magistratura comincia a lavorare su una rete di smaltimento delle macerie che si sarebbe retta su subappalti abusivi. Ma è soltanto l'inizio, perché la vera ‘bomba' arriva con la maxi inchiesta Aemilia, quella che racconta di come la 'ndrangheta abbia allungato le mani sul flusso di denaro che proprio alla ricostruzione è legato. Giulio Gerrini, ex capo del settore lavori pubblici in Comune a Finale, viene condannato a due anni e quattro mesi per abuso d'ufficio nell'ambito del maxi processo che si sta celebrando dentro l'aula bunker a Bologna (senza l'aggravante di aver favorito l'associazione mafiosa). Il tecnico avrebbe privilegiato la ditta di costruzioni Bianchini (ritenuta al servizio della cosca Grande Aracri) nell'aggiudicazione degli appalti.

PER QUESTO Finale, dove tra nove giorni si vota, arriva a tanto così dal commissariamento e, poco dopo, dagli accertamenti sull'amministrazione del sindaco Pd Fernando Ferioli viene aperto un ulteriore fascicolo su delibere ritenute fasulle per avvantaggiare alcune realtà associative nell'occupazione di spazi pubblici. Lo stesso primo cittadino è indagato.
Non finisce qui: a inizio aprile le Fiamme gialle arrestano nove persone legate alla facoltosa famiglia Folchi di Massa Finalese, e sequestrano un patrimonio vicino ai cinque milioni di euro. Per la procura si tratterebbe di finte vittime del sisma, che avrebbero spostato le sedi delle loro aziende nel cratere al fine di ottenere i contributi per la ricostruzione. Un filone, quello dei soldi concessi dallo Stato per poter ripartire, che sta impegnando anche i magistrati di Bologna, perché alcuni ruderi di campagna, in disuso prima del sisma, sono diventati abitazioni di tutto rispetto dopo il 2012. Faldoni su faldoni, dunque, che pesano enormemente sulla reale ripartenza della Bassa modenese, dove un giorno c'è il taglio del nastro e quello dopo compaiono i sigilli.
notizie tratte da La Nazione www.lanazione.it

 

Inserita il : 28-05-2016 da wineuropa

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