NOTIZIE LOCALI

Altre di Cronaca Cosi' l'autopsia e i prelievi della genetista. Caccia al Dns dell'assassino

Picchiata con violenza alla testa Poi il colpo mortale dietro l'orecchio

di SALVATORE MANNINO 
L'ASSASSINO l'ha picchiata con violenza feroce alla testa, poi l'ha finita con un colpo dietro l'orecchio. Eccola la scena del delitto al Ponte del Diavolo di Sansepolcro, ecco come è stata uccisa Katia Dell'Omarino, stando alle poche, scarne indiscrezioni che trapelano dall'autopsia. Non ci sono proiettili di mezzo, non ci sono armi appuntite. L'ipotesi principale resta quella di un corpo contundente di limitate dimensioni. Non un piccone, tanto per intendersi, ma qualcosa che assomiglia piuttosto a un martello, magari uno di quegli attrezzi che tutti portano nel portabagagli dell'auto per le riparazioni.
Il dottor Marco Di Paolo, dell'istituto di medicina legale dell'università di Pisa, e la genetista Isabella Spinetti (entrambi hanno seguito qui anche il caso della studentessa genovese Martina Rossi, volata giù dall'albergo delle vacanze alle Baleari) hanno lavorato per ore, tra la tarda mattinata e il pomeriggio, nell'obitorio dell'ospedale San Donato, sul corpo martoriato della quarantenne uccisa lunedì notte, tra mezzanotte e le quattro del mattino, tra l'ultimo avvistamento sicuro a Lama, quando la Citroen di lei viene fermata dai carabinieri di San Giustino per il classico controllo, e la telefonata del fratello nel cuore della notte, col cellulare che risulta già irraggiungibile.
LE FERITE, come già si sapeva dai giorni scorsi, sono due e vanno a congiungersi nel grumo di sangue cui era ridotta la testa di Katia quando è stata ritrovata, martedì mattina, intorno alle 9, da un passante che ha subito allertato i carabinieri. Ma più delle lacerazioni alla fronte, è il colpo vibrato dietro l'orecchio che pare essere stato fatale. E prima, chi ha ucciso aveva inferito sulla donna a mani nude: schiaffi e pugni, la testimonianza di un raptus che si è fatto di attimo in attimo più crudele. Finchè l'assassino non ha impugnato un corpo contundente occasionale e e l'ha calato sul retro del cranio.
Lo scenario, insomma, pare ancora quello di un delitto d'impeto, forse non di una lite improvvisa ma di una discussione in cui magari è degenerata una tensione che durava da giorni. E la violenza che non ha esito ha utilizzare, dice probabilmente di una progressiva perdita di controllo da parte di chi ha massacrato Katia.
Prima dell'autopsia sono stati effettuati prelievi che potrebbero essere utile a isolare un Dna. Non serve a molto finchè non si trova un sospettato, ma a quel punto un codice genetico diventebbe la prova del nove contro il colpevole. La prima impressione è che non ci sia stato un rapporto sessuale: forse doveva essere soltanto un chiarimento, ma è finito in delitto.
IL RESTO del lavoro tocca ai carabinieri della tenenza di Sansepolcro e del reparto operativo di Arezzo. Il lavoro di scavo è già cominciato e mira a far luce sulla ragnatela di legami che la quarantenne aveva nella zona, con persone di tutte le età, in un groviglio che è difficile da dipanare per chi indaga. Anche perchè Katia aveva per certi versi una mentalità all'antica, non molto propensa alla tecnologia: non usava whatsapp, non aveva un profilo Facebook, non si serviva insomma di quei social che avrebbero potuto dare una mano. Il telefonino è ancora introvabile, probabile che se lo sia portato via l'assassino e che se ne sia già liberato. Presto dovrebbero essere disponibili i tabulati del cellulare e almeno questo potrebbe consentire agli inquirenti di farsi un'idea di conoscenze, contatti, movimenti. Ma il tunnel di questo giallaccio di provincia è ancora lungo da percorrere.
notizie tratte da La Nazione www.lanazione.it

Inserita il : 18-07-2016 da wineuropa

Invia il tuo commento

Che Tempo Fara'