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Altre di Cronaca I retroscena: i carabinieri non hanno mai mollato la sorveglianza sul ragazzo

Blindato dal 20 agosto: Piter non poteva scappare

«BLINDATO» dal 20 agosto. Piter Polverini, dopo il primo interrogatorio in caserma, di fatto è diventato il sospettato numero uno dell'indagine sull'omicidio di Katia Dell'Omarino. E quando anche i primi accertamenti di natura scientifica (Dna) hanno dato esito positivo, il ventiquattrenne è stato seguito passo per passo dai carabinieri della Tenenza di Sansepolcro e da quelli del Nucleo investigativo di Arezzo. Si può dunque facilmente immaginare che il ragazzo avesse gli occhi dei militari puntati su di lui 24 ore su 24 per almeno due settimane. Una presenza, come è nello... stile dell'Arma, discreta ma senza dubbio attenta a ogni minimo spostamento. Pur se l'indagato sangiustinese, dal quel fatidico 12 luglio - quando il corpo di Katia è stato notato da un passante ai margini del torrente Afra - non ha mai cambiato le sue abitudini. E quindi sveglia alle prime ore del mattino, colazione, partenza per Arezzo dove lavorava al Sisal Matchpoint zona Campo di Marte, ritorno a San Giustino, casa e - qualche volta - ai bar di Sansepolcro con gli amici dove, spesso, seguiva le gare della «sua» Inter. Tutto questo fino al 15 settembre, giovedì scorso, quando Piter è stato notato al «Santioni» nel quartiere Forche. Poche ore dopo il tenente Luigi Grella con i suoi uomini è salito al terzo piano della palazzina di via Toscana a San Giustino per arrestarlo.
E nei giorni scorsi il fratello della vittima, Paolo Dell'Omarino, ha raggiunto la caserma biturgense per ringraziare personalmente l'ufficiale dei carabinieri a nome della famiglia per il blitz portato a termine.
Fabrizio Paladino
notizie tratte da La Nazione www.lanazione.it

Inserita il : 20-09-2016 da wineuropa

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