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Altre News Spesso a pezzi, troppo stretta, pericolosissima nella fase dei lavori

E45: tre vittime in meno di un mese. L'odissea di un'arteria sbagliata

di ALBERTO PIERINI
LA COLPA VERA è di chi ha finito la Salerno-Reggio Calabria. Perché in un colpo solo ha fatto scalare alla E45 non solo la graduatoria delle strade più pericolose d'Italia ma anche quella delle citazioni, amare come il fiele. Perché ormai se devi citare un'arteria da scandalo, finisci quasi sempre per chiamare in causa lei. D'estate, ricorderete, inviati e giornali ne avevano fatto uno snodo da reportage: puoi andare in guerra o puoi andare in giro tra gli angoli d'asfalto che non funzionano. E questo non funziona proprio.
La vecchia Citroen delle povere vittime di ieri probabilmente ha pagato salato anche un attimo di distrazione o peggio: e forse solo il conducente, se riuscirà a rialzarsi dal letto di ospedale dove è ricoverato, potrà spiegare fino in fondo perché abbia centrato il new jersey che divide le due carreggiate della superstrada. Però è anche vero che per l'ennesima volta l'incidente è avvenuto in uno dei punti più tormentati del percorso.
Altri due morti sulla E45 in poche settimane. L'ultima vittima era stata Bruno Capaccioni, un ex assessore: la sua auto era finita addosso ad un camion, a ridosso di Verghereto. Ieri la tragedia in un cantiere.
Quasi un paradosso anche quello: quante volte sono stati sospirati, richiesti, perfino chiamati a gran voce quei cantieri. Per quanti anni il viaggio verso il mare è diventato un'odissea, attraverso, ad esempio, i dieci chilometri di provinciale secca e stretta verso il Verghereto. Negli ultimi anni e mesi qualcosa è cambiato, l'Anas si è tirata su le maniche. Ma il quadro continua a restare desolante.
QUEL TRATTO tra Sansepolcro Nord e la Madonnuccia da tempo richiedeva un intervento drastico: purtroppo per le vittime di ieri quando è arrivato ha finito per risuonare come uno sgambetto fatale alla loro vita. Siamo nel pieno di un intervento da due miliardi di euro, tanta roba.
MA DURANTE tutta l'estate da Sansepolcro a Pieve si sono succeduti tre tratti di cantiere, tre tratti di lavori in corso. Anni di attesa e poi la mobilitazione d'estate. E non finisce qui. Perché proseguendo il tragitto, il toboga riprendeva dalle parti di Verghereto. Non più con i dieci chilometri di «fuori strada» ma pur sempre tra disagi e spine che non vanno a braccetto con una superstrada. Una superstrada nata come alternativa credibile all'autosole nel centro Italia. Ma che non ne ha mai avuto i connotati.
Una strada stretta, troppo stretta se il traffico è condiviso tra mezzi privati e i grandi Tir, che pure continuano ad avere la convenienza di passare di qui. Si restringono i margini di manovra, si allargano i rischi al primo errore. Si creano difficoltà e problemi in particolare per i guidatori più anziani, la cui mano non sempre è vigorosa come quella degli altri. Un Tir sorpassato in autosole ti consente spazi che quelli superati sulla E45 non ti concedono.
Specie quando la corsa finisca ancora e ancora e ancora per incrociarsi con avvallamenti, punti disconnessi, perfino buche. Non a caso è in corso l'inchiesta aperta da due Procure, Arezzo e Forlì, proprio legata al tipo di materiali via via usati per la realizzazione di questa strada, che di super da sempre ha pochissimo. Non a caso è nato un sito facebook che di giorno in giorno è diventato un diario degli automobilisti.
Fratture, cantieri, transenne, cartelli indicatori: tutto finisce nero su bianco. Su un profilo che si chiama «Vergogna E45»: un nome che è una freccia. Insieme ad alcuni commenti salati. «Superstrada? No, una mulattiera». Dove non si passeggia ma si corre., E troppo spesso si muore.
notizie tratte da La Nazione www.lanazione.it

Inserita il : 26-09-2016 da wineuropa

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