di CLAUDIO ROSELLI CANAPA UGUALE «cannabis» e quindi droga? No, la canapa è un prodotto e quindi una risorsa. La notizia è che in Valtiberina Toscana vi sono tre aziende agricole con sede nel territorio di Anghiari che hanno cominciato a dedicarsi proprio alla canapa, coltivando in totale 6 ettari e mezzo di terreno. Prima semina a fine inverno e adesso prima raccolta. Due di questi ettari appartengono all'imprenditore Sandro Dini, che spiega il motivo per il quale ha deciso di intraprendere la nuova esperienza: «Si pone la necessità di trovare un'alternativa alle colture tradizionali - dichiara - e ciò sia per un discorso di reddito, sia perché questa coltura non richiede particolari concimazioni, né fitofarmaci e diserbanti». E QUANDO si parla di alternative, il riferimento è al tabacco. «La varietà di canapa che coltivo è la "sativa", quella più comune - prosegue Dini - il cui utilizzo può essere a fini sia industriali che alimentari. E' molto meno impattante del mais e si tratta di una fra le colture in assoluto più ecologiche, con un contenuto di thc molto ma molto basso. Esiste inoltre un mercato - il che è fondamentale - per olio, semi e farina». Ci sono anche degli obblighi di legge: «Dobbiamo dichiarare ai carabinieri la semina delle colture e i luoghi nei quali sono ubicati i terreni, ma anche gli appezzamenti interessati alla produzione, perché durante l'anno vengono effettuati controlli per verificare che il Thc sia sotto la soglia massima dello 0,2. È inoltre necessario esibire le fatture di acquisto del seme certificato con i relativi cartellini. Ricordiamo che la canapa è considerata stupefacente se il Thc supera lo 0,2, anche se la soglia massima dovrebbe essere innalzata a 0,6. In Valtiberina abbiamo provato a trovare questa alternativa, sia per vedere la produzione che verrà effettivamente realizzata nelle nostre zone, ragion per cui anch'io ho deciso di seminare la canapa su terreni in pendenza e di diversa natura per capire quale tipo di produzione è possibile ottenere, sia quindi per studiare la tipologia del terreno. OGNI ZONA ha le sue caratteristiche, per cui occorre vedere quella alla quale si adatta meglio. Le colture, nonostante la siccità, non hanno incontrato eccessive difficoltà». Quali le problematiche? «Servirebbe una produzione a fini industriali. Dalle fibre occorrerebbe tirar fuori i coibentanti, ma non vi è un centro di trasformazione in Valtiberina e quindi questo tipo di lavorazione viene reso antieconomico dagli elevati costi di trasporto nelle strutture attrezzate, che distano molti chilometri La creazione in zona di un centro di trasformazione sarebbe fondamentale, ma allo stesso tempo richiede investimenti di una certa portata: soltanto per i processi di lavorazione occorrerebbero oltre due milioni di euro».
notizia tratta da La Nazione www.lanazione.it
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